mercoledì 20 febbraio 2008

Transizioni

Anche febbraio volge al termine, nonostante le ultime code dell'inverno le giornate sono più lunghe, il sole più giallo e la primavera inizia pian piano a bussare alla porta. Questo è sempre un periodo di transizione tra l'inverno e il sorgere del verde sulle colline e sulle montagne che ci circondano.
A volte proprio le transizioni non sono facili da vivere perchè si vorrebbe che ciò che sta passando restasse e che ciò che sta venendo venga sempre un pò più tardi...chissà perchè poi.
A tal proposito mi piace prendere a prestito la saggezza ebraica per vivere bene il tempo:
"Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli
un tempo per abracciare e un tempo per astenersi dadgli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace."
(dal libro del QOELET cap 3, 1-8)

domenica 17 febbraio 2008

L'ascolto che trasfigura

Vangelo: Mt 17,1-9
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Questa è la domenica della trasfiguazione ed è inutile negarlo che è una domenica difficile perchè questo fatto del trasfigurarsi sembra molto molto distante dalla vita nostra di tutti i giorni. Gli esegeti e gli studiosi danno molti segnificati ed interretazioni a questo episosdio. Noi oggi cerchiamo di carpire quello che può dire a noi, al nostro quotidiano fatto di tante cose.
Gesù poco prima aveva dato una bella mazzata ai suoi. Gli aveva detto che molto probablmente il suo stile di mostrare Dio, la sua vita fatta di amore e di dono gratuito all'altro, lo avrebbe portato verso una fine molto brutta. Lui non avrebbe voluto certo morire così presto, ma iniziava a dare fastidio e per non essere incoerente con quello vissuto fin ora, Gesù accetterà di vivere il bene fino all'estremo della morte.
Beh, i discepoli non l'avranno certa presa bene, si aspettavano un condottiero forte ed invincibile come l'esercito romano che li occupava...ma Gesù va in direzione opposta al sentire di quegli uomini. Di sicuro un ò di dubbio e di spaesamento avrà afferrato il cuore dei dodici e dei discepoli. "Ma questo che seguiamo è davvvero il messia?". Ecco allora la trasfigurazione. Per pochi, solo tre, ma importante. Ai tre più impauriti al momento della trasfigurazione e della voce della nube vinene donata la rassicurazione, il pane del cammino: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
Ecco, le nostre giornate sono continuamente bombardate da proposte molto seducenti ma che non approdano mai alla vera felicità al vero senso della vita. Ecco che siamo spinti ad inseguire sempre chimere, ad elemosinare che qualcuno ci dica una parola vera, ricca di significato, utile per il nostro quotidiano. Questo è un giusto bisogno ma che può essere soddisfatto solo se bussiamo alle porte giuste. Una è quella del Vangelo, della Parola che da senso alla vita dei credenti. Una seconda è quella di bussare alle porte di chi davero vive quotidianamente il Vangelo nella sua vita.
Nostro compito è quello di ascoltare la Parola e di metterla in ratica, e quella di ascoltare davvero le persone che tale Vangelo custodiscono ogni giorno.
Siamo capaci di questo ascolto?