giovedì 17 gennaio 2008

Il Papa e la simpatia dei cristiani

Ho seguito, anche su vari blog tutta la vicenda del Papa che ha attirato la nostra attenzione in questi ultimi giorni. Ho avuto modo di ascoltare ed ora, visto che sono anche un teologo, vorrei dire la mia umile opinione, sperando di aprire uno spiraglio di dialogo con quanti vorranno. Per prima cosa voglio chiarire che ogni cristiano sta con gli uomini abitualmente, quotidianamente, ferialmente. Una persona è davvero cristiana quado non opera una fuga dal mondo ma quando si sente parte di esso e della storia. Quando sa condividere con gli altri uomini il bene ed il male che esso contiene. Dunque non è valida ne più accettabile una separazione tra "chiesa e mondo", "cristiani e uomini!", "credenti e non credenti". Lungo l'arco della storia questo statuto del cristiano spesso è stato disatteso e si è giunti fino a creare e a pensare un dio contro l'uomo e nemico dell'uomo.
Il cristiano dunque è chiamato (se vuole prendere sul serio la sua vocaione ed il suo Signore) a raggiungere l'uomo là dove egli è, anche nello spazio del suo peccato e del suo rifiuto di Dio. Deve saper incontrare l'uomo con simpatia e con amore, perchè "Cristo morì per noi mentre, noi eravamo peccatori" (Rm 5,8) e "Ci ha riconciliati con Dio mentre noi eravamo nemici" (Rm5,10). Dio in Gesù ha spezzato la logica dell'inimicizia e così i cristiani dimostrano di seguirlo quando abbattono ogni barriera,ogni muro ed ogni frontiera.
Quando invece i cristiani usano un linguaggio discriminante,un linguaggio che fa pesare all'altro la propria diversità mettendolo a disagio giungendo fino a giudicarlo, allora domina una logica contraria al vangelo e a Dio narrato nel vangelo.
I nemici li creiamo sempre noi con i nostri "regimi della verità", con le nostre brame di sicurezza e di onnipotenza e con la nostra non accettazione della debolezza e della fragilità proprie di chi appartiene alla terra.
Allora ecco che i cristiani si creano dei nemici, iniziano a demonizzare gli altri mentre la logica che ci ha insegnato Gesù e' ben altra. Egli ci ha insegnato con l'esempio e la parola a chiderci non chi è il mio nemico ma "Di chi sei prossimo? a chi ti fai vicino?" e non : "Chi è lontano da me e chi è il mio avversario?"
L'altro, gli altri mi sono prossimi quando mi avvicino a loro; mi diventano lontani quando io li emargino (cfr Lc 10,29-37)!
Così sono preclusi ai cristiani tutti gli atteggiamnti di arroganza e di pretesa che li porterebbero a voler guidare con autorità il cammino degli uomini e li indurrebbero a creare forzatamente la logica dell'alleato, dell'amico e del nemico nel vissuto della storia.
Alla fine quindi il vero cristiano è uomo di dialogo. Oggi deve essere ancora possibile quello che scriveva Luca ai cristiani di Gerusalemme : "essi godevano la simpatia di tutto il popolo" (At 2,47; 4,33). Si, il cristiano ed i cristiani sono esperti di comunicazione con gli uomini, con i loro progetti e la loro cultura, testimoni di una condotta bella. Solo da una simile condotta può sbociare spontaneamente la simpatia...
Bene ha fatto Benedetto XVI a non insistere. Male han fatto i ragazzi vietando ad un esponente di un pensiero diverso di non potersi esprimere. Male hanno fatto perchè la vera laicità è garanzia di libertà per tutti, sempre! Male fanno quei cristiani che inneggiano in questi giorni a sentimenti di rivalsa, di orgoglio e arroganza, che organizzano manifestazioni di orgoglio e di dimostranza che servono logiche mondane ma che di certo non onorano la fedeltà al Vangelo ed all'unico Signore Gesù Cristo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio per il commento.

Sono d'accordo con quello che scrivi (è difficile non essere d'accordo su un invito a evitare sentimenti di rivalsa, di orgoglio e arroganza).

Ritengo utile la religione cattolica nei limiti in cui si propone ai suoi fedeli (e a loro soli) come modello di regole di comportamento. Regole in parte condivisibili, e che d'altra parte si rifanno a una morale generale (cito dal post: spezzare la logica dell'inimicizia, non creare regimi di verità, gli altri mi sono prossimi quando mi avvicino a loro; mi diventano lontani quando io li emargino). Da laico questi valori li ho conosciuti e coltivati senza bisogno del vangelo, ma strade diverse che portano a risultati armonici sono naturalmente il migliore dei risultati.

Per il resto, continuo a ritenere che su certe questioni lo schierarsi debba essere necessario, al di là delle evidenti parziali ragioni di entrambe le parti in gioco.

Ciao!

Anonimo ha detto...

Ciao, come promesso sono qui.
Ritengo le tue parole un pò in controtendenza a quello che ho sentito pronunciare da molti credenti in questi giorni. Mi spiace solo che anche tu ritieni che sia stato un "impedimento": non credo, in questa falsa democrazia una delle cose buone rimaste è la contrapposizione. Come ho già detto a qualcuno nel mio blog, il Papa non sarebbe stato il primo ad essere contestato, a cominciare da Lama e finire a Bertinotti, che dovrebbero essere esponenti di quel mondo che quei ragazzi seguono. La scelta di non andare non è stata dettata dalle proteste, che ripeto ritengo giuste e motivate, ma evidentemente da una mancanza, ancora oggi, di un confronto da parte dei vertici della Chiesa con la gente comune, quella soprattutto che non ritiene necessario seguire certi precetti. Per il resto sono d'accordo con te...non credo siano questi gli insegnamenti di Cristo, come non credo siano quelli che Ratzinger ci vorrebbe imporre.
Un saluto.

Alessandro ha detto...

Per ilpivello:
Grazie di essere passato e di aer arricchito questo blog.
Credo che moti valori sono comuni, anzi comunissimi. Del resto siamo tutti uomini e per Dio non ci sono distinzioni. (le distinzioni le facciamo sempre noi uomini).
Tu dici che bisogna schierarsi, in parte condivido nel senso che lo schierarsi altro non è che quello che uno vive. Del resto al di là di una morale - che non è l'essenza del cristianesimo ma solo una conseguenza indiretta del loro credere - i credenti si distinguono dagli altri uomini perchè credono nella resurrezione e nel loro Signore Gesù risorto appunto. Bisogna dialogare, trovare i punti comuni e rispettare le differenze. Del resto è lo stesso San paol che afferma più o meno così: "La fede non è per tutti". Ciò non significa che per chi non ce l'ha c'è la punizione eterna(che assurdità!) ma che Dio vuole la salvezza per tutti, TUTTI, e che arriverà per altre strade. Ecco questo credo debba essere il compito che la Chiesa è chiamata ad annunciare.
Grazie ancora.

Alessandro ha detto...

Per beefre:
grazie per l'intervento molto ricco ed interessante.
Non era nelle mie intenzini parlare di impedimento. Quando dico che il Papa ha fatto bene a non andare, ritengo che abbia scelto bene nel non alimentare all'interno della chiesa di focolai fondamentalisti pericolosi ed antievangelici.
Certo contestare è legittimo. La critica se giusta e ben articolata fa crescere,chiunque! Questo però non so se era nelle intenzioni dei ragazzi e professori della Sapienza. posso dire che al momento c'è molta diffidenza tra questi due strani blocchi. Qualcosa di anomalo e non umano. Quello che dico è che tocca ai cristiani (parolo da cristiano) fare i passi giusti per aprire un dialogo, o meglio me lo aspetto prima di tutto da noi, perchè è nel nostro dna, in quello del nostro Signore. Senza imporre nulla e senza arroganza.
Grazie di cuore.